Scienza aperta e integrità della ricerca
In Priorities in Scientific Discovery R.K. Merton scriveva che le frodi vere e proprie – quali le truffe e le falsificazioni dei dati – sono relativamente rare nel mondo scientifico perché “personal honesty is supported by the public and testable character of science”. Questo sistema di autocontrollo, nella sua opinione, era reso possibile – entro comunità scientifiche che riconoscevano un proprio ethos – dall’equilibrio fra i due valori divergenti del riconoscimento dell’originalità e del servizio disinteressato alla verità.
Priorities in Scientific Discovery risale però al 1957, quando, nella maturità dell’età della stampa, la bibliometria muoveva i suoi primi passi. Nell’età della rete, della valutazione quantitativa della ricerca, dell’editoria scientifica commerciale, affetta, in più di un senso, da oligopolio e predazione, molte condizioni sono cambiate.
L’equilibrio di cui parlava Merton esiste ancora? O, se non esiste più, è auspicabile e possibile ricostituirlo?
In questo spirito, il terzo convegno annuale dell’Aisa, che è svolto presso l’Università statale di Milano il 9 e il 10 novembre 2017, ha discusso di Scienza aperta e integrità della ricerca (Open Science and Research Integrity). Il pomeriggio del 9 novembre è stato dedicato agli interventi dei quattro relatori invitati, mentre la mattinata del 10 ha offerto spazio alla presentazione di quattro risposte alla nostra call for papers del maggio 2017.
Un breve resoconto della conferenza accompagnato una videointervista a Roberto Caso, Giuseppe Longo e Alberto Baccini è visibile qui.
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