I dettagli dell’evento, che ha il patrocinio dell’AISA, sono visibili qui. L’intervento di Richard Stallman sarà preceduto dalla proiezione del video disponibile qui, con sottotitoli in varie lingue.
In caso di sovraffollamento dell’aula renderemo noto un URL che permetterà di seguire la conferenza in streaming.
Immagini dei beni culturali e uso a scopo scientifico: lettera aperta al ministro della cultura
Con questa lettera aperta l’Associazione Italiana per la promozione della Scienza Aperta (AISA) chiede l’immediato cambiamento delle politiche ministeriali in materia di uso a scopo scientifico delle immagini dei beni culturali.
Nell’Atto di indirizzo concernente l’individuazione delle priorità politiche
da realizzarsi nell’anno 2023 e per il triennio 2023-2025 (d.m. n. 8 del 13/01/2023) e nelle successive Linee guida per la determinazione degli importi minimi dei canoni e dei corrispettivi per la concessione d’uso dei beni in consegna agli istituti e luoghi della cultura statali (d.m. n. 161 dell’11/04/2023) si stabiliscono principi e regole che danneggiano la ricerca scientifica, contraddicono decenni di politiche di scienza aperta e di apertura del patrimonio culturale (politiche, peraltro, trasversali a governi di diverso segno politico) e pongono l’Italia fuori dagli indirizzi internazionali e dell’Unione Europea.
La nuova politica inaugurata dal Ministero della Cultura emerge dai seguenti principi contenuti nell’Atto di indirizzo sopra citato (corsivi aggiunti):
“L’attività dell’Amministrazione sarà volta alla tutela e alla valorizzazione, anche economica, del patrimonio culturale, materiale e immateriale; si lavorerà ad incrementare la capacità di automantenimento dei diversi istituti e luoghi della cultura in modo da ridurre il fabbisogno di finanziamento pubblico e, nel contempo, generare sviluppo economico per i diversi segmenti del sistema produttivo. […]
In particolare, occorre proteggere il patrimonio rappresentato dalle immagini, anche digitali, del nostro patrimonio culturale, attraverso un’adeguata remuneratività che tenga conto dei principi di cui agli articoli 107 e 108 Codice dei beni culturali e del paesaggio. In tal senso, appare essenziale definire un tariffario ministeriale, unico, distinto per macro-categorie di beni culturali, che definisca i minimi tariffari da applicare in occasione delle diverse forme di utilizzazione temporanea dei beni del patrimonio culturale ministeriale, anche ove esse sfruttino le moderne tecnologie (NFT, blockchain etc.)”.
Nell’allegato delle Linee guida sopra citate tra le riproduzioni di beni culturali e i riusi delle relative copie o immagini figurano anche quelli effettuati dall’editoria e dalle riviste scientifiche di settore in canali commerciali (online o cartacei).
Tale politica mira a ridurre il finanziamento pubblico, obbligando gli istituti di tutela del patrimonio culturale a impegnarsi nello sviluppo, a costi amministrativi e monetari non nulli, di una maggiore capacità di autofinanziamento. Si tratta di una politica errata nelle ragioni di fondo e ineluttabilmente destinata al fallimento come dimostra l’analoga “strategia” sperimentata nel settore dell’università e della ricerca pubblica.
Gli esiti assurdi e paradossali di questo nuovo indirizzo politico sono evidenti nel settore dell’editoria scientifica no profit delle case editrici universitarie e in quello della nascente editoria in accesso aperto (Open Access). Se le linee guida fossero interpretate alla lettera, occorrerebbe immaginare casi come quello in cui un museo statale chiede l’applicazione del tariffario a un’università pubblica per la riproduzione di immagini di beni culturali in pubblico dominio. Tale applicazione determinerebbe un inutile giro di denaro pubblico (dall’università al museo) senza alcun beneficio per le casse dello Stato e, anzi, con un aggravio dei costi per la pubblica amministrazione derivante dall’appesantimento burocratico del processo che conduce alla pubblicazione scientifica.
Questi atti normativi, come già si è detto, pongono l’Italia fuori dalla contemporaneità nonché dalle politiche internazionali, europee e nazionali volte a coniugare la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale con i principi della scienza aperta e dell’accesso aperto.
L’AISA chiede, per questi motivi, un’immediata modifica delle politiche ministeriali che vada nella direzione di una totale e assoluta liberalizzazione, senza pagamento di tariffe, della riproduzione e del riuso per scopi scientifici dei beni culturali del patrimonio italiano. L’AISA auspica inoltre la modifica del Codice dei beni culturali al fine di fissare per via legislativa il principio di libera riproduzione e libero riuso dei beni culturali per scopi scientifici.
La prima vittima. Pace, guerra, poteri segreti (Pisa, 4 maggio 2023)
Il 4 maggio 2023 a Pisa, presso l’Aula Magna nuova del palazzo della Sapienza, Stefania Maurizi e Nico Piro discuteranno di guerra e di uso pubblico della ragione. La conferenza avrà luogo in presenza, ma se le prenotazioni supereranno la capienza dell’aula sarà possibile seguirla anche in teleconferenza. In questo caso il relativo URL verrà comunicato agli iscritti poco prima dell’inizio dell’incontro.
La locandina con tutti i dettagli dell’evento è disponibile qui.
Open Science and centralized and administrative research assessment: an odd couple?
AISA responds to COARA‘s Call for Working Groups with its own proposal: “Open Science and centralized and administrative evaluation of research: an odd couple?”
The aim of the working group is to understand whether and how a centralized and administrative assessment of research, which evaluates its “products” in a zero-sum game, can be made compatible with Open Science.
The full text of the proposal is available here. COARA member organizations wishing to endorse and enhance it are most welcome.
You can reach us at aisa@aisascienzaperta.org .
Lettera aperta di Angelo Raffaele Meo al governo: il Recovery Plan per l’informatica e l’educazione aperte
AISA ha sottoscritto e invita a sottoscrivere la lettera aperta del professor Angelo Raffaele Meo per l’informatica e l’educazione aperta. Suggerendo di leggerla integralmente, ne citiamo qui sotto un passaggio rilevante:
Mentre negli altri paesi europei si assumono posizioni sempre più rigorose, in Italia, se non si agisce immediatamente per aiutare le scuole e i dirigenti scolastici, corriamo il concreto rischio di sprecare un’opportunità irripetibile e consegneremmo i dati di studenti e docenti a imprese che hanno come modello d’affari la profilazione degli utenti e che sono tenute, per legge, a partecipare ad attività di sorveglianza di massa in spregio ai diritti fondamentali dei nostri concittadini.
Annual ITRN meeting (Roma, 24 febbraio 2023)
Il congresso annuale dell’Italian Reproducibility Network si terrà presso Università “La Sapienza” a Roma il 24 febbraio 2023. Il programma e le informazioni per partecipare sono disponibili qui.
La riforma europea della valutazione: registrazione del seminario del 12 gennaio 2023
Perché conoscere e far conoscere quanto spendiamo per gli APC? Una risposta che viene dalla Francia
La quantità e la qualità dei dati, la loro velocità possono essere elementi posti al servizio della crescita delle persone e delle comunità. Possono consentire di superare arretratezze e divari, semplificare la vita dei cittadini e modernizzare la nostra società. Occorre compiere scelte adeguate, promuovendo una cultura digitale che garantisca le libertà dei cittadini.
Sergio Mattarella, Messaggio di fine anno 2022
È doveroso che un paese che spende ogni anno parecchi milioni di euro per acquisire le risorse necessarie ai propri ricercatori monitori il mercato delle pubblicazioni scientifiche e la spesa annuale anche in senso diacronico per capire meglio le scelte dei propri ricercatori e quali strategie adottare in un mercato che si fa sempre più concentrato e sempre più anelastico.
E così la Francia che da anni lavora sulle tematiche di promozione dell’Open science, che ha prodotto due piani nazionali sulla scienza aperta (qui e qui), che ha definito infrastrutture e finanziamenti a supporto di questi piani e che periodicamente monitora gli effetti di queste politiche, a fine dicembre ha pubblicato un rapporto che analizza la spesa della Francia per gli APC (article processing charges) dal 2013 al 2020 e sulla base di queste analisi ipotizza dei possibili scenari da qui al 2030: come e verso quali soggetti economici evolverà la spesa? Sono dati importanti per un Ministero che gestisce fondi pubblici.
Il rapporto è archiviato in HAL (l’archivio nazionale francese), i dati sono disponibili nel repository dei dati nazionale (una istanza di Dataverse), il codice utilizzato per estrarre i dati è disponibile in Zenodo.
Gli autori del rapporto hanno creato un dataset che raccoglie gli articoli con corresponding author francesi che si suppongono aver quindi pagato l’APC. Le fonti sono di vario tipo: il BSO Baromètre da la science ouverte, Unpaywall, e il database Open APC. I dati sono stati poi arricchiti con altre informazioni che provengono da WOS e da Open Alex.
Il primo risultato della analisi riguarda la spesa per APC, che appare triplicata fra il 2013 e il 2020. Questa crescita è dovuta in parte agli aumenti fisiologici in parte all’incremento delle pubblicazioni in riviste OA Gold.
La seconda evidenza che si ricava è la crescita sensibile del numero degli APC pagati da corresponding author francesi a Springer Nature, Wiley e MDPI.
Il terzo punto importante è l’aumento della spesa media per APC sempre nel periodo 2013-2020.
I dati raccolti permettono di fare diverse previsioni per il futuro (in caso di un trend costante, in caso di accelerazione verso l’OA gold e nel caso di una crescita del green open access e di una transizione dell’ibrido al gold).
Il rapporto è ricco di dati interessanti che il consorzio francese che si occupa della contrattazione con gli editori per l’acquisto delle risorse secondo diversi modelli potrà (e dovrà) utilmente impiegare.
Se si vuole trovare un difetto a questa opera davvero meritoria per l’accuratezza e la trasparenza con cui i dati vengono condivisi con il resto del mondo e fondamentale per i decisori che devono investire milioni di fondi pubblici, è che si ipotizzano scenari economici all’interno di un sistema che si suppone resterà immutato per i prossimi 7 anni.
Ma siamo davvero sicuri che sarà così? Ci sono almeno tre elementi che potrebbero modificare sensibilmente la situazione:
- le evoluzioni all’interno del sistema della comunicazione scientifica che vede una crescita del riconoscimento dei preprint peer reviewed da parte degli enti finanziatori e valutatori e un disaccoppiamento dei processi di validazione rispetto a quelli di pubblicazione
- l’evoluzione delle metodiche di valutazione della ricerca (ricordiamo qui la firma dell’Agreement sulla riforma della valutazione della ricerca sottoscritto per l’Italia da oltre 40 istituzioni compresa Anvur) che tendono a prendere le distanze dal valore attribuito al contenitore e dal brand
- le riflessioni ormai in atto in molti paesi sulla necessità di passare a piattaforme di pubblicazione delle ricerche scientifiche scholarly-led.
I. Per quanto riguarda l’evoluzione del sistema della comunicazione scientifica possiamo ricordare la nuova politica di elife che prevede la pubblicazione di tutti i lavori di cui si è deciso di fare la peer review, insieme ai report di revisione, o l’iniziativa PCI che prevede il deposito del proprio preprint in qualsiasi repository di preprint, la sottomissione a PCI per la peer review, la validazione dell’articolo attraverso un sistema di revisione aperto e tracciabile che, quando accettato, viene accompagnato da una testo di raccomandazione e può essere sottoposto ad una rivista PCI friendly o pubblicato gratuitamente nel Peer community journal.
II. Per quanto riguarda la riforma della valutazione della ricerca una delle raccomandazioni della Commissione Europea è quello di considerare il contributo degli autori e delle strutture alla apertura della scienza in termini di dati, codice, software oltre che ovviamente delle pubblicazioni scientifiche.
III. Per quanto attiene al terzo punto, cioè a una modifica radicale delle responsabilità e dei ruoli all’interno del sistema delle pubblicazioni scientifiche, è molto utile la lettura di un breve intervento fatto da alcuni ricercatori dell’università di Granada alla 26. Conference on science and technology indicators. Il testo è illuminante perché descrive la progressiva concentrazione del mercato nelle mani di pochi soggetti. L’open access che sembrava essere una alternativa e una possibile soluzione alla crisi dei periodici finisce per spostare semplicemente il momento del pagamento mantenendo però inalterati i meccanismi di domanda e offerta e per incrementare le disuguaglianze fra paesi che possono permettersi di pagare e paesi che non lo possono fare.
From the serials crisis to transformative agreements, it now seems apparent that the way scholarly communication is currently implemented has in many cases grave structural deficiencies that Open Access alone cannot solve. In this vein, the BOAI20 steering group, in the 20th anniversary of its initial declaration, issued a set of recommendations that highlight the importance of developing open infrastructure that is controlled by the community, the need to reform research assessment and of equitable publishing channels, and a reminder that Open Access is a means to facilitate communication, not an end in itself (BOAI20 Steering Group,2022).
L’invito alle istituzioni come già aveva fatto la rettrice della università di Amsterdam a proposito del suo Digital University Act è ad avere maggiore cura dei propri dati e dei risultati delle proprie attività.
Moving from a publishing-centric vision of scholarly communication to one focused on records management would require that academic institutions make drastic changes in their priorities, taking a much more proactive role in the generation and control of the part of the scholarly record that they are responsible for. Institutions would need to stop thinking of academic documents as commodities that can be bought and sold, and instead would need to think of them as integral elements of their local record, and at the same time as elements of the global scholarly record. This would also require that they stop thinking of themselves as customers in a market, and that they start thinking as managers that are responsible for maintaining the memory of their institution, and a fraction of the collective scholarly memory.
Sono punti su cui ciascun Paese dovrebbe riflettere.
La riforma europea della valutazione della ricerca: l’Agreement on Reforming Research Assessment (12/1/2023)
Il centro interdipartimentale DETECT dell’università di Pisa organizza, col patrocinio dell’AISA, un lunch seminar in presenza e on-line dal titolo: L’iniziativa europea per la riforma del sistema di valutazione della ricerca: l’Agreement on Reforming Research Assessment.
Il seminario sarà tenuto da Francesca Di Donato, che ha contribuito alla stesura dell’accordo. Chi è interessato a partecipare, in presenza o a distanza, troverà tutte le informazioni necessarie qui.
La registrazione del seminario è ora visibile qui.
Un nuovo socio istituzionale: la Scuola Normale Superiore
AISA dà il benvenuto alla “Normale” di Pisa, che si è aggiunta al gruppo dei suoi soci istituzionali.