Mentre l’anno scorso sono state rese libere e gratuite le fotografie per i turisti nei musei, a chi svolge attività di ricerca in archivi e biblioteche non è paradossalmente riconosciuto lo stesso privilegio, o gli è imposto un tariffario che, in presenza di strumenti personali come le fotocamere o gli smartphone, appare del tutto irragionevole.
Nell’arco di un anno, il movimento “Fotografie libere per i Beni Culturali” è riuscito a raccogliere oltre 4400 firme da parte di autorevoli studiosi italiani e no e a far parlare di sé su Left e sul Corriere della Sera. Ha inoltre promosso, nel maggio scorso, una interrogazione parlamentare al Ministro Franceschini e ben due disegni di legge per la modifica del Codice dei Beni Culturali (art. 108), in modo che non solo divenga gratuita la riproduzione con mezzo proprio di beni bibliografici e archivistici nel rispetto del diritto d’autore e della privacy, ma sia anche riconosciuta la libertà di pubblicare immagini di beni culturali in edizioni scientifiche e sulla rete (per finalità diverse dal lucro). Alla richiesta formale di concessione si sostituirebbe una semplice comunicazione per via telematica dell’intenzione di pubblicare l’ immagine, entro le 2000 copie e i 77 euro di prezzo di copertina, all’istituto detentore del bene, con l’impegno di fornirgli una copia digitale della pubblicazione stessa.
Per quanto il MIBACT si sia già dichiarato disponibile a rivedere il Codice dei Beni Culturali, è importante che tutti gli interessati aderiscano alla raccolta di firme, ancora aperta qui.
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