Un nuovo overlay journal curato da ricercatori: “Quantum”

Mentre in Italia molti continuano a trattare l’editoria predatoria come una questione dell’open access invece che dell’editoria scientifica commerciale in generale,  fuori dai nostri confini l’iniziativa di Tim Gowers fa scuola con un nuovo overlay journal, Quantum: the open journal for quantum science. Anche in questo caso, la rivista offre un servizio di revisione paritaria, di segnalazione e di cura per testi proposti dagli autori e già pubblici sull’ArXiv. A chi si chiede perché aggiungere una rivista curata da ricercatori a quelle già offerte, a caro prezzo, dall’editoria commerciale, la redazione risponde così:

Quantum è una rivista ad accesso aperto e senza fini di lucro che offre visibilità alla ricerca di qualità nell’ambito della scienza quantistica e delle discipline connesse. È un tentativo di rendere la scienza più aperta  e l’editoria più trasparente ed efficiente, compiuto dai ricercatori  per i ricercatori.

Si indirizza alla crescente insoddisfazione della comunità nei confronti dei modelli di editoria scientifica tradizionali, guidati dall’aspirazione al profitto e  incentrati sul fattore d’impatto e dei loro effetti sproporzionati sulle carriere accademiche e al recente appello del Consiglio dell’UE a favore di un accesso aperto immediato [continua].

Quantum chiede agli autori un contributo per la pubblicazione, ma, essendo amministrata da un ente senza fini di lucro, ha, per legge, dei limiti rigorosi. I suoi costi, piuttosto contenuti, sono esposti qui.  E qualsiasi  autore, indipendentemente dalle sue condizioni, può ottenere l’esonero dal pagamento, in armonia con questi due assiomi finanziari:

  • Nessuna ricerca valida deve restare inedita per mancanza di fondi
  • Le decisioni editoriali non devono mai essere influenzate da questioni finanziarie.

Per evitare i due assiomi rimangano solo buoni propositi, Quantum cerca finanziamenti istituzionali – sul modello dell’ArXiv – e donazioni così da non dipendere principalmente dagli introiti editoriali, pubblica il bilancio, rivede regolarmente i prezzi  chiesti agli autori in modo che rimangano proporzionati ai costi amministrativi e soprattutto si propone di consentire a chi non ha fondi di ricerca di pubblicare gratis.

Il contributo per la pubblicazione, in altre parole, è più simile a un’offerta libera, da parte di chi se lo può permettere, per finanziare un’impresa di interesse comune,  che a un pedaggio obbligatorio. Per liberare la scienza dall’editoria predatoria, ad abbonamento e no, basterebbe in primo luogo smettere di essere, noi stessi, predatori.

image_pdfimage_print

Accessi: 374