Il dipartimento di Scienze politiche dell’università di Pisa ospita, a partire dalle ore 15 del 19 gennaio 2017, una conferenza dal titolo Publishing without perishing? La scienza aperta all’epoca della valutazione della ricerca, con gli interventi di Alberto Baccini (Università di Siena), Roberto Caso (Università di Trento), Giuseppe De Nicolao (Università di Pavia) e Paola Galimberti (Università di Milano) e con la partecipazione di Paolo Rossi (Università di Pisa) in veste di discussant.
La conferenza si svolgerà in aula P2 al polo Piagge, in via Matteotti 3 (Pisa).
Gli abstract delle relazioni sono già stati resi disponibili dagli autori.
Alberto Baccini, Collaborazionisti o resistenti? L’accademia ai tempi della valutazione della ricerca (e della scienza aperta)
Questo intervento tenta di rispondere alla domanda: ma una valutazione massiva della ricerca, come quella sviluppata in Italia con la VQR o nel Regno Unito con il RAE/REF, serve davvero? Nella prima parte discuto cinque argomenti usati per giustificare esercizi massivi di valutazione ex post della ricerca. Dopo aver mostrato che questi cinque argomenti non sono robusti, tento di spiegare a che serve realmente la valutazione. E suggerisco di abbandonare la retorica dell’eccellenza a favore di quella della solidità della ricerca.
Roberto Caso, Una valutazione (della ricerca) dal volto umano: la missione impossibile di Andrea Bonaccorsi
In un libro recente – La valutazione possibile – Teoria e pratica nel mondo della ricerca, Il Mulino, 2015 – Andrea Bonaccorsi sostiene, con toni riflessivi e pacati, una tesi che si può condensare nella seguente proposizione: la valutazione è espressione delle norme mertoniane. “Per quanto mi riguarda – scrive Bonaccorsi (p.19) -, non ho difficoltà a partire dal principale modello normativo della scienza moderna dovuto a Robert K. Merton. Nella formulazione più nota, gli scienziati sono universalisti, comunitari, disinteressati e scettici”. Tuttavia, sebbene Bonaccorsi si impegni in una faticosa (e pur interessante) analisi interdisciplinare nel tentativo di elaborare originali argomenti a favore della propria tesi, offre una lettura distorta e parziale dell’opera mertoniana, tradendone clamorosamente il significato più profondo. L’opera, inoltre, trascura la dimensione giuridica del rapporto tra norme formali poste dallo stato nel processo valutativo e le norme informali della scienza. L’elaborazione di Bonaccorsi è certamente uno dei pochi tentativi della letteratura italiana di porre un articolato fondamento teorico alla valutazione, come ricorda lo stesso autore senza però interrogarsi a fondo sulla ragione di questa mancanza: essa, però, lascia occultati i reali problemi con i quali si confronta drammaticamente la ricerca italiana: il progressivo disinvestimento statale nella scienza, la produzione di un quadro normativo ipertrofico, contraddittorio e mutevole, la compressione dell’autonomia scientifico-accademica, la burocratizzazione della professione del docente e dello scienziato, e in definitiva l’annientamento dell’etica e delle norme mertoniane della scienza.
Giuseppe De Nicolao, Una rivista ad accesso aperto, senza costi per gli autori e di alta qualità: la storia del “Journal of Machine Learning Research”
«Times have changed. Articles now circulate easily via the Internet, but unfortunately MLJ publications are under restricted access. […] In summary, our resignation from the editorial board of MLJ reflects our belief that journals should principally serve the needs of the intellectual community, in particular by providing the immediate and universal access to journal articles that modern technology supports, and doing so at a cost that excludes no one.» Questa lettera di dimissioni, firmata dalla maggioranza degli editor della rivista Machine Learning (Kluwer ), sancì la nascita del Journal of Machine Learning Research, una rivista open access, subito accreditatasi tra le più qualificate sedi di pubblicazione per le ricerche nel settore del machine learning. Una vicenda che risale al 2000, ma che, ad anni di distanza, non cessa di far discutere. Come quando nel 2011 Kent Anderson (Scholarly Kitchen) mise in dubbio la sostenibilità di riviste open access e senza costi per gli autori. «In my field (computer science) one of the most prominent journals is entirely free and open access (Journal of Machine Learning Research)» fu la secca replica di Yann LeCun. Ne nacque una discussione, proseguita sul blog di Stuart Shieber, che appare emblematica sotto diversi aspetti e di cui proveremo a riassumere i punti salienti.
Paola Galimberti, La piattaforma di riviste Open Access dell’Università degli Studi di Milano
L’intervento percorre i passi fondamentali della creazione della piattaforma di riviste open access dell’Università degli Studi di Milano, come modello in cui una istituzione che produce conoscenza decide di assumersi la responsabilità di validare e diffondere questa conoscenza ad un pubblico che sia il più ampio possibile, liberandosi da scelte e vincoli imposti dagli editori commerciali e dalle logiche editoriali e riportando nelle mani dei ricercatori le attività che da tempo erano state consegnate agli editori.
La registrazione video è ora disponibile qui.
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