ROARS: ANVUR “perquisisce” le redazioni delle riviste di classe A – aggiornamento

Il 13 ottobre 2016 ROARS ha pubblicato una notizia inquietante ma non sorprendente.

Alla fine di settembre il Presidente dell’Agenzia di valutazione ha inviato lettere ai direttori di riviste (italiane) in classe A, chiedendo di consegnare i referee report di un fascicolo della rivista del 2015, al fine di valutarne il mantenimento in classe A. Si tratta di una richiesta che a nostra conoscenza non ha eguali nel mondo occidentale. Che va in netto contrasto con le linee guida che, nella comunità scientifica internazionale, regolano i delicatissimi rapporti tra autori, editor delle riviste e referee.

Nei settori delle scienze umane e sociali, non essendo possibile usare la bibliometria, ANVUR ha adottato un sistema di liste di riviste le quali stabiliscono sia se queste meritano di essere dette scientifiche, sia a quale fascia d’eccellenza appartengono.  La fascia suprema, denominata “A”, è importante sia perché facilita valutazioni favorevoli nella cosiddetta VQR, sia perché serve per selezionare commissari e candidati nell’Abilitazione scientifica nazionale.

La più recente variazione regolamentare ha legato la permanenza in fascia A di una rivista ai voti ricevuti dai suoi articoli sottoposti alla VQR, sebbene la selezione di tali articoli non sia stata compiuta dalla redazione della rivista, ma frammentariamente dagli autori o dalle loro strutture di appartenenza, poiché l’intero esercizio era ufficialmente finalizzato a valutare le istituzioni e non le persone. Ebbene, che succede se gli articoli di una rivista in fascia A accidentalmente presentati alla VQR precedente hanno ricevuto valutazioni inferiori alla media delle riviste della stessa macro-area? Succede che ANVUR, in attesa degli esiti dell’esame di riparazione rappresentato dalla VQR successiva, si attribuisce il compito di controllare se la rivista compie la revisione paritaria secondo i crismi – l’agenzia, infatti, ritiene che la revisione paritaria sia una e una sola – e chiede alle redazioni l’invio dei pareri dei revisori di un numero della rivista uscito nel 2015, debitamente anonimizzati.

La richiesta appare per certi versi ridicola, perché un direttore di una rivista d’eccellenza anvuriana è certamente in grado di confezionare in casa referee report verosimili e perfettamente incontestabili, a meno che l’agenzia, come la StaSi, non disponga di una rete capillare di controllo spionistico. Per altri versi, però, è del tutto consequenziale: se accettiamo che dei funzionari governativi – con la collaborazione di alcuni professori universitari – stabiliscano d’autorità che cosa è scientifico e che cosa no e che cosa è scientificamente eccellente e cosa no, condizionando il modo in cui pubblichiamo,  perché dovremmo negar loro la facoltà di controllare il modo in cui, prima della pubblicazione, discutiamo?

L’articolo di ROARS, che informa tutti su qualcosa che altrimenti sarebbe rimasto ignoto ai più, è visibile qui: vale decisamente la pena di leggerlo.

Aggiornamento (31-10-2016): il professor Fulvio Tessitore, socio dell’Accademia dei Lincei, ha rifiutato di esaudire la richiesta dell’ANVUR e l’ha invitata a procedere al declassamento della rivista “Archivio di storia della cultura”, con una pubblica e non anonima motivazione. La sua lettera è leggibile qui.

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