Gli stessi strumenti nati dal progresso scientifico e tecnologico e simbolo dell’ingegno umano sono oggi sempre più asserviti alla guerra. Armi autonome, droni, sistemi guidati dall’intelligenza artificiale, missili a lungo raggio e arsenali nucleari sono diventati mezzi della guerra moderna, causando distruzione di massa. Questo minaccia, a breve termine, la vita di milioni di persone e, a lungo termine, gli ecosistemi planetari. Mai prima d’ora l’umanità ha avuto un potenziale di auto-annientamento così grande.
Come scienziati non possiamo rimanere in silenzio. La scienza non è moralmente neutra; esiste all’interno ed è inseparabile dalle realtà sociali e politiche del suo tempo. Rivendicare distacco significa ignorare le conseguenze del nostro lavoro. Oggi ci troviamo di fronte a una scelta morale ed etica chiara: la scienza può servire gli interessi della guerra, del potere e del profitto oppure può servire l’umanità, la pace e la giustizia. Noi scegliamo la seconda. Dobbiamo opporci alla militarizzazione del mondo accademico e della ricerca scientifica ed esigere che il lavoro della scienza sia fatto in modo etico.
L’appello di IUS Stand with Scientists Against War and Militarization of Science, di cui abbiamo tradotto la parte dedicata ai principi ispiratori, è visibile qui ed è aperto all’adesione di studiosi, associazioni e istituzioni di ricerca.
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