Contributo alla discussione pubblica sulle “Linee di intervento strategiche sulla proprietà industriale per il triennio 2021-2023” del MISE

Questo testo presenta alcuni rilievi critici a margine delle Linee di intervento strategiche sulla proprietà industriale per il triennio 2021-2023.

I rilievi riguardano in particolare l’impatto dei diritti di proprietà industriale (DPI) sul mondo dell’università e della ricerca scientifica, soprattutto – ma non solo – in tempi di pandemia.

Il documento del MISE si pone a valle dell’Action Plan sui diritti di proprietà intellettuale a sostegno alla strategia di ripresa e resilienza del 25 novembre 2020 [European Commission 2020] e ne rispecchia debolezze e criticità.

In sostanza, le politiche della Commissione UE e del MISE sono ispirate da una tesi in passato molto diffusa, ma mai verificata empiricamente e cioè che un rafforzamento della proprietà si traduca automaticamente in innovazione tecnologica e produca maggiore benessere non per i pochi monopolisti ma per la società nel suo complesso.

In tempi di pandemia – in un momento in cui la vaccinazione globale è d’interesse egoistico perfino per i cittadini dei paesi sviluppati – l’idea di continuare a rafforzare i diritti di proprietà intellettuale appare intempestiva e sconcertante. A dispetto di un movimento di opinione vastissimo, che vede allargarsi la cerchia degli accademici – economisti compresi – inclini a chiedere un ripensamento complessivo della proprietà intellettuale, Commissione Europea e MISE, come se fossero incapaci di imparare dall’esperienza, ripropongono tesi che risalgono agli anni ’80 del secolo scorso

Ad esempio:

The COVID-19 crisis has illustrated EU’s dependence on critical innovations and technologies, and reminded Europe of the importance of effective IP rules and tools to secure a fast deployment of critical IP. IPRs, and their role in a competitive and innovative European pharmaceutical industry, are also part of the new Pharmaceutical Strategy for Europe.

E ancora:

[…] this action plan identifies five key focus areas, with specific proposals for action to:

  • upgrade the system for IP protection,
  • incentivise the use and deployment of IP, notably by SMEs,
  • facilitate access to and sharing of intangible assets while guaranteeing a fair return on investment,
  • ensure better IP enforcement, and
  • improve fair play at global level

Il paragrafo 4 del documento intitolato “Easier access to and sharing of IP-protected assets” è particolarmente indicativo della visione della Commissione. La facilitazione dell’accesso e della condivisione della tecnologia protetta da DPI si basa sulle seguenti azioni.

To facilitate licensing and sharing of IP, the Commission will:

  • ensure the availability of critical IP in times of crisis, including via new licensing tools and a system to co-ordinate compulsory licensing (2021-22),
  • improve transparency and predictability in SEP [Standard-essential patents] licensing via encouraging industry-led initiatives, in the most affected sectors, combined with possible reforms, including regulatory if and where needed, aiming to clarify and improve the SEPs framework and offer effective transparency tools (Q1 2022).
  • promote data access and sharing, while safeguarding legitimate interests, via clarification of certain key provisions of the Trade Secrets Directive and a review of the Database Directive (Q3 2021)”.

Alle parole della Commissione fanno  eco quelle del MISE.

Afferma il MISE:

[…] i diritti di proprietà industriale (DPI) rivestono un ruolo cruciale poiché consentono di proteggere le idee, le opere e i processi frutto dell’innovazione, assicurando un vantaggio competitivo a chi li ha ideati; aprono la possibilità di valorizzare l’innovazione acquisendo nuovi mercati e offrono la possibilità di continuare ad investire sul futuro.

Dunque:

Accogliendo lo specifico invito della Commissione [UE], il documento delinea la strategia e gli interventi nazionali per rispondere a cinque sfide individuate per rafforzare la protezione e l’applicazione della PI, garantendo uno sforzo congiunto per la ripresa economica:

  • –migliorare il sistema di protezione della PI
  • incentivare l’uso e la diffusione della PI, in particolare da parte delle PMI
  • facilitare l’accesso ai beni immateriali e la loro condivisione, garantendo nel contempo un equo rendimento degli investimenti
  • garantire un rispetto più rigoroso della proprietà industriale
  • rafforzare il ruolo dell’Italia nei consessi europei ed internazionali sulla proprietà industriale.

La prospettiva sulla proprietà industriale delle università e degli enti di ricerca è la seguente:

Ulteriore elemento che appare non consentire un’agevole connessione tra il sistema della ricerca e il mondo delle imprese è il livello di maturità tecnologica dei brevetti proposti, troppo spesso insufficiente per poter essere percepito come interessante dagli imprenditori. Sotto questo profilo l’obiettivo da perseguire è quello di mettere a disposizione delle imprese invenzioni maggiormente “comprensibili” e quindi in uno stato quasi, se non, prototipale.

Per innalzare il livello di maturità delle invenzioni brevettate dai soggetti appartenenti al mondo della ricerca pubblica affinché possano diventare oggetto di azioni di sviluppo da parte del sistema imprenditoriale, il Ministero propone di replicare, adeguandolo ad eventuali nuove esigenze che si dovessero manifestare, il bando già emanato nel 2020 per il finanziamento di progetti di proof of concept capaci, a seguito della loro realizzazione, di mettere a disposizione per la successiva valorizzazione veri e propri prototipi. Ad oggi sono stati finanziati 23 progetti (dei 45 ritenuti ammissibili) utilizzando interamente i 5,3 milioni di euro di risorse finanziarie disponibili.

Il passaggio di maggiore interesse per l’AISA è il seguente:

Nel suo Piano di azione la Commissione UE ricorda che “L’accordo dell’OMC sugli aspetti dei diritti di proprietà intellettuale attinenti al commercio (TRIPS) prevede la possibilità, alle condizioni ivi specificate, di rilasciare licenze obbligatorie, ossia stabilisce che la pubblica amministrazione ha il potere di autorizzare un soggetto a usare un’invenzione brevettata senza il consenso del titolare del brevetto. La procedura può essere accelerata in caso di emergenza nazionale.” Dal combinato disposto di tali norme con la dichiarazione di Doha sull’accordo TRIPS e la salute pubblica emerge chiaramente che ogni membro dell’OMC ha non solo il diritto di concedere licenze obbligatorie, ma anche la libertà di determinare i motivi in base ai quali tali licenze sono concesse.

E in particolare:

Sul punto, l’Amministrazione intende verificare la possibilità di introdurre nell’ordinamento nazionale strumenti specifici in grado di far fronte tempestivamente a situazioni di crisi, come quelle sanitarie; l’obiettivo da perseguire è quello di privilegiare accordi volontari in grado di contemperare gli interessi legittimi dei detentori delle privative industriali con quelli generali della collettività, ricorrendo al rilascio di licenze obbligatorie solo in caso di fallimento di qualunque altro tentativo.

Il linguaggio di quest’ultimo brano appare sconcertante, specialmente dove parla di “privilegiare accordi volontari in grado di contemperare gli interessi legittimi dei detentori delle privative industriali con quelli generali della collettività”: sembra infatti che, a parere dell’estensore, il diritto della collettività alla salute e alla vita stessa si riduca a un interesse legittimo da contemperare con quello agli extra-profitti da monopolio dei detentori di brevetti. E la previsione di continuare a negoziare in emergenza – mentre gli ospedali si affollano e gli obitori si riempiono – per ricorrere alla licenza obbligatoria solo “in caso di fallimento di qualunque altro tentativo” suona come un’assicurazione, a favore dei monopolisti delle idee, che perfino strumenti riconosciuti dall’OMC verranno adottati, senza fretta, soltanto alle calende greche.

Ciò considerato, AISA chiede al governo  di adottare  le seguenti linee di intervento normativo, in particolare a emendamento del Codice della proprietà industriale.

a) Quando le conoscenze e le tecnologie essenziali per la salute pubblica (ad es. vaccini, farmaci salvavita ecc.) sono prodotte da università e altre istituzioni finanziate con fondi pubblici, esse devono rimanere pubbliche e aperte, cioè non soggette ad alcuna forma di controllo esclusivo che derivi da DPI come brevetti e segreti commerciali o da altri strumenti giuridici.

b) Occorre coordinare le linee di intervento sui DPI nell’ambito dell’università e della ricerca scientifica con le politiche di valutazione dell’università e della ricerca finanziata con fondi pubblici. Attualmente queste politiche premiano il ricorso di professori e ricercatori ai brevetti, equiparandoli a pubblicazioni scientifiche. Si tratta di un’equiparazione errata che va cancellata: le pubblicazioni rendono pubbliche le scoperte scientifiche, i brevetti ne privatizzano l’applicazione, pur essendo la ricerca sottostante finanziata dal pubblico.

c) Occorre sottrarre vaccini, farmaci salvavita e altri dispositivi medici essenziali per la salute pubblica alla brevettabilità e alla tutelabilità mediante segreto commerciale, inserendo specifiche eccezioni.

d) Occorre inserire una disciplina incisiva e di rapida applicabilità delle licenze obbligatorie di brevetti per invenzione e segreti industriali in situazioni in cui lo stato deve provvedere alla salute pubblica. L’inserimento di tale disciplina dovrebbe avvenire per decreto legge.

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