Trattative alternative: il caso di Springer-Nature

La Conferenza dei Rettori ha deciso di non rinnovare l’accordo con Springer-Nature e di continuare con le trattative, anche se ciò renderà inaccessibili, almeno per un periodo, i testi dell’editore commerciale in questione. Ha inoltre raccomandato:

  1. di non usare fondi centrali per la pubblicazione a pagamento
  2. di prendere in considerazione alternative a Springer-Nature
  3. di rendere disponibili i testi ad accesso aperto tramite la pubblicazione secondaria
  4. di chiedere agli editori di sostenere gli interessi della comunità di ricerca nazionale
  5. di riconsiderare le attività di revisione per Springer-Nature

La Conferenza dei Rettori in questione è quella svizzera: la notizia, commentata da Paola Galimberti qui, è pubblicata sul sito di Swissuniversities.

Monopoli intellettuali: in Italia ora le “fotografie semplici” godono di un’esclusiva di 70 anni

Il legislatore italiano, tradizionalmente restio restio a proteggere le libertà dei molti contro i monopoli dei pochi, ha sottratto per ben settant’anni al pubblico dominio le fotografie meramente documentarie, facendo orecchi da mercante agli appelli del Capitolo nazionale di Creative Commons e di numerose altre associazioni culturali, bibliotecarie e di ricerca, AISA compresa.

La norma, per le cui conseguenze si rimanda a quanto scritto da Deborah De Angelis sul sito Communia, è stata inserita in un disegno di legge dal titolo fuorviante – «Disposizioni per la semplificazione e la digitalizzazione dei procedimenti in materia di attività economiche e di servizi a favore dei cittadini e delle imprese». Questo espediente ha reso difficile ai più comprendere che non di semplificazione tecnica si trattava, bensì di un’ulteriore strozzatura del pubblico dominio che, essendo un interesse di tutti, sarebbe invece compito dello stato difendere.

Il CNRS si libera dal Journal Impact Factor

Il CNRS francese, dopo aver abbandonato Scopus (Elsevier), sospenderà a fine anno anche gli abbonamenti al padre di tutti i database bibliometrici commerciali, Clarivate Analytics, in seno al quale fu concepito nel secolo scorso – quando l’azienda si chiamava ISI – il fattore d’impatto. Così, mentre in Italia vigono ancora rigide soglie bibliometriche per accedere a commissioni e abilitazioni nazionali, i ricercatori del CNRS saranno invece liberi dal suo giogo privato.

I motivi della scelta del CNRS sono molteplici:

  1. gli indicatori quantitativi non rendono giustizia alla qualità della ricerca;
  2. l’idea che il valore della scienza dipenda dal prestigio e dalla popolarità delle riviste è ormai intollerabilmente riduttiva;
  3. l’istituzione risparmierà 1,4 milioni di euro l’anno, che potrà devolvere a iniziative a favore della scienza aperta;
  4. sarà più facile promuovere l’uso di database aperti, come OpenAlex;
  5. e soprattutto si cesserà di lavorare gratis per migliorare la qualità di database proprietari – così da smettere di sentirsi dire che si devono preferire e pagare perché sarebbero qualitativamente migliori;
  6. si perderà certo un “metro” condiviso dai più, ma sottrarsene è un passo necessario per cominciare a pensarne altri.

Anche se conviene chiedersi fino a che punto una valutazione quantitativa basata su dati aperti e pubblici potrebbe sottrarsi a tutti i limiti della bibliometria, la scelta del CNRS francese ne supera almeno uno: la dipendenza da oligopolisti privati che intrappolano università ed enti di ricerca in sistemi opachi, costosi e in parte -o per lo più? – basati sullo sfruttamento del lavoro gratuito altrui.

Appello contro lo smantellamento dei diritti umani digitali da parte dell’Unione Europea

Centoventisette associazioni chiedono all’Unione Europea di cambiare rotta in merito alle proposte Digital Omnibus:

Ciò che viene presentato come “razionalizzazione tecnica” delle legislazione digitale dell’UE è, in realtà, un tentativo di smantellare in segreto le tutele più forti contro le minacce digitali. Si tratta di tutele che garantiscono la sicurezza dei dati di tutti e la responsabilità degli stati, che impediscono di lasciare sistemi di intelligenza artificiale (AI) a decidere sulle vite delle persone e, in sostanza, tengono le nostre società libere da una sorveglianza fuori controllo.
Se la Commissione europea non cambia rotta, il suo sarebbe il più grande regresso nel campo dei diritti digitali fondamentali nella storia dell’UE – compiuto, per di più, surrettiziamente, tramite procedure accelerate e opache pensate per eludere il controllo democratico.

Non si può fare uso pubblico della ragione sotto sorveglianza, privata o statale che sia. Ciò che colpisce i cittadini in generale, colpisce anche i ricercatori in particolare.

Il testo integrale dell’appello merita di essere letto qui.

Richard Stallman al X Convegno AISA – Link per la connessione

Qui il link per seguire l’intervento d Richard Stallman https://galene.fsf.org/group/FSF40/trento/ [link da copiare e incollare sul browser] nell’ambito del X Convegno AISA.

Chi si connette può entrare nella call con un nome a scelta e la password fsf40

All’ingresso, da “Enable at start” selezionare “nothing”; si potranno scrivere commenti in chat.

Se 20 anni vi sembran pochi: ancora sull’estensione a 70 anni del monopolio intellettuale sulle “fotografie semplici”

L’estensione del monopolio intellettuale per le “fotografie semplici”, già presente nel DDL Amorese, è stata approvata in Senato come emendamento al decreto “Disposizioni per la semplificazione e la digitalizzazione dei procedimenti in materia di attività economiche e di servizi a favore dei cittadini e delle imprese – DDL 1184”. Anche l’emendamento intende ampliare da 20 a 70 anni la durata dei diritti esclusivi su tali immagini, a dispetto del loro importante ruolo per la documentazione e la ricerca storica e archivistica, per la libertà dello studio e per la valorizzazione del patrimonio fotografico italiano custodito da biblioteche e musei pubblici e privati.

Il Capitolo nazionale di Creative Commons, assieme ad AISA e a molte altre associazioni, ha espresso la preoccupazione collettiva con una lettera aperta al Ministero della cultura.

Il testo della lettera, con i suoi numerosi firmatari, è visibile qui.

Premio per tesi sulla scienza aperta (bando 2025): esito

La commissione giudicatrice ha concluso la valutazione delle tesi concorrenti al bando di quest’anno.

Il premio non è stato assegnato.

Il verbale dei lavori della commissione, composta da Daniela Tafani, Paola Galimberti e Silvia Bello, con la consulenza esterna del prof. Maurizio Tirassa (Università di Torino), è visibile qui.

Questionario sulla didattica della Scienza Aperta

Il Gruppo di Studio AISA ha realizzato un questionario destinato agli Atenei italiani e agli Enti di ricerca, per una prima mappatura delle attività di didattica della scienza aperta esistenti.

La scienza aperta è entrata nel quadro della ricerca e dell’istruzione promuovendo la trasparenza, la riproducibilità e l’accesso equo alla conoscenza. Insegnare scienza aperta non significa solo adottare nuovi strumenti, ma anche coltivare una cultura di collaborazione, responsabilità e innovazione nel mondo accademico. 

Il link al questionario è stato inviato agli atenei e ai centri di ricerca italiani

I risultati sono visibili man mano che i questionari vengono inviati dal tasto “Résultats publics”. 

Per il questionario è stato utilizzato uno strumento non proprietario, Framasoft è un’organizzazione senza scopo di lucro attiva dal 2001.

 

l sostegno degli atenei e centri di ricerca rispetto alle pratiche della scienza aperta si è concretizzato negli ultimi 10-15 anni non solo nelle modalità di pubblicazione dei contributi scientifici, dei dati
della ricerca e nell’implementazione dei repositories, ma anche nella realizzazione di attività di formazione e informazione.

L’obiettivo di censire le attività formative, che percepiamo intense e variegate, rappresenta il primo passo per visualizzare l’esistente attraverso uno sguardo orizzontale e per costruire ulteriori percorsi in collaborazione.
Il lavoro non si pone quindi come punto di arrivo, ma vuole rappresentare l’inizio di una riflessione più ampia sul tema della didattica della scienza aperta e sulle sue prospettive.

 

Che si intende per “riviste predatorie”?

Forse la definizione corrente di “rivista predatoria”, eccessivamente specifica, cattura solo i predatori più piccoli. Se invece, più genericamente, per editori predatori si intendessero tutti quelli che antepongono l’interesse del denaro a quelli della scienza, ricadrebbero nella definizione anche predatori più grandi e pericolosi, vale a dire gli oligopolisti dell’editoria scientifica commerciale, come spiega Paola Galimberti, nostra socia, qui.

Del resto, se un oligopolista editoriale è commerciale e la valutazione della ricerca è incentrata sui contenitori invece che sui contenuti, per quale mai razionalità economica questi dovrebbe sforzarsi di essere “non predatorio”?